Il saggio di Marsh
Nel XIX secolo per essere precisi nel 1836, venne inventato un test, da un brillante medico e chimico analitico britannico e allievo di Micheal Faraday, per individuare piccole quantità di arsenico nelle vittime di avvelenamento che altrimenti sarebbero sfuggite ad altri metodi di analisi dell'epoca. Il test oramai è superato, però allora, venne considerato una vera rivoluzione.
Le fasi del saggio di Marsh |
Salve a tutti gaussiani, qui Doc e benvenuti in questo nuovo articolo dove parliamo di un test forense "avanzato" del XIX secolo.
IL SECOLO DELL'ARSENICO
Il XIX secolo fu il secolo dell'arsenico perché codesto elemento veniva soprannominato il "re dei veleni".
Nel XIX secolo, esisteva l'arseniato di piombo che veniva usato come insetticida e l'arseniato di rame come colorante per i dolciumi.
Nei cosmetici dell'epoca si utilizzava l'arsenico per ottenere quello che veniva chiamato "pallore da arsenico".
Combinando l'acetato di rame e e il triossido di arsenico si otteneva il "verde di Parigi", usato come rodenticida e anche insetticida.
Nel XIX secolo veniva usato anche dalle mogli per togliere di mezzo i loro mariti in favore dell'amante, perché reperire l'arsenico sottobanco era anche molto facile, dato il basso costo.
Oltre alle moglie veniva usato anche a scopi politici per eliminare nemici o gli oppositori.
CARATTERISTICHE CHIMICHE DELL'ARSENICO
L'arsenico in natura, esiste principalmente in un minerale chiamato "arsenopirite" dove l'arsenico è insieme a un composto: la pirite (FeS) dove si separa scaldando il minerale, facendo sublimare l'arsenico.
L'arsenico è tossico per l'uomo in forma elementare, ma in forma organica invece, viene facilmente metabolizzato grazie al fatto che possiede un metile (-CH3).
Trovare in natura l'arsenico puro è impossibile perché come nel caso del cloro, è legato ad altri elementi come zolfo o l'antimonio.
L'arsenico ha tanti usi, nei pannelli fotovoltaici (l'arsenuro di gallio GaAs) e nei LED, nella zootecnia per combattere le parassitosi, ecc.
COME FUNZIONA IL SAGGIO DI MARSH
Il campione da analizzare (normalmente il contenuto gastrico di una vittima) veniva versato in un pallone contenente al suo interno zinco in polvere e acido solforico diluito.
L'acido solforico manteneva l'ambiente acido (è un acido forte diprotico) con un pH<7 ed è anche un potente ossidante e reagendo con l'arsenico formava l'ossido. Lo zinco lì presente nelle reazioni di ossido-riduzione, donava i protoni all'ossido riducendolo, formando l'arsina (AsH3).
L'arsina essendo volatile, veniva convogliata in un tubicino di cui le pareti erano rivestite di un sale il CaCl2 avente azione essiccante.
I vapori venivano convogliati successivamente in un tubicino finale dove era riscaldato da una fiamma avente una temperatura di 250-300°C, l'arsina che si depositava sulle pareti calde, si decomponeva riformando un precipitato nero che era l'arsenico.
Purtroppo a volte ci si confondeva con l'antimonio che oltre ad essere insieme con l'arsenico dava anche lui un precipitato nero.
Come distinguerli?
Lavando la superficie dove c'è il precipitato, con una soluzione di ipoclorito di sodio, perché se il precipitato si solubilizza è l'arsenico, se dovesse rimanere è l'antimonio.
CONCLUSIONE
Il saggio di Marsh, a livello forense era un portento proprio per la sua alta sensibilità nel rilevare piccole concentrazioni di questo elemento che sarebbero sfuggite ai metodi dell'epoca.
Oltre a livello forense poteva essere usato per rilevare contaminazioni di arsenico negli alimenti destinati al consumo umano, prova della sua elevata versatilità.
Tutto questo grazie al genio di James Marsh (1794-1846).
L'articolo finisce qui e noi ci vediamo alla prossima.